A cosa servirebbe il “bonus psicologico”. E perché la Regione ha detto “no”.
La pandemia Covid-19 ha stravolto la nostra socialità limitando sempre più i legami tra le persone. L’ultimo rapporto Onu sugli effetti del COVID-19 ha evidenziato come la pandemia stia mettendo a rischio non solo la salute fisica delle persone, ma altrettanto la loro salute mentale. In base all’ultimo Rapporto ONU sulle ricadute negative della pandemia “L’isolamento, la paura, l’incertezza, le turbolenze economiche, sono elementi che specie se protratti nel tempo, causano gravi sofferenze psicologiche […]”
L’impatto degli aspetti sopra citati è stato particolarmente importante sui più giovani. Sono ormai noti i disagi anche di natura psicologica che la didattica a distanza porta con sé. Del pari pensiamo ai tanti giovani che vivono di contratti precari e che, oltre all’incertezza sul futuro, debbono affrontare l’ansia per un presente sempre più difficile
In questo panorama di grande sofferenza per l’intera popolazione, l’annunciata introduzione a livello nazionale di un “bonus psicologo” per aiutare economicamente le persone che decidono di rivolgersi a uno psicologo, uno psicanalista, uno psichiatra o uno psicoterapeuta, ha suscitato grande interesse oltre ad aver animato una importante raccolta “firme” a suo sostegno che ha superato le 250.000 adesioni
I dati che suffragano la necessità di rendere operativo tale bonus, peraltro, sono allarmanti: secondo l’istituto Piepoli il 27,5% di chi aveva intenzione di iniziare un percorso psicoterapeutico ha rinunciato per motivi economici, mentre il 21% lo ha interrotto in corso d’opera.

Sul tema il Consigliere regionale Alberto Avetta ha presentato una interrogazione urgente alla Giunta regionale in cui ha chiesto se, sulla base delle buone pratiche che altre Regioni come il Lazio stanno adottando per contrastare gli effetti drammatici che l’emergenza Covid causa anche sulla salute mentale dei cittadini, intenda prevedere misure analoghe in Piemonte.
Spiega Avetta: “Il tema dell’assistenza psicologica è molto delicato a maggior ragione oggi, a due anni dall’inizio di una pandemia che sta causando danni seri anche alla salute mentale dei cittadini.
In Piemonte è vigente una la Delibera del 2021 che prevede un protocollo d’intesa con le istituzioni scolastiche e l’ordine degli psicologi. E’ una iniziativa utile ma, a nostro avviso, non sufficiente per affrontare una situazione che appare ogni giorno più complessa tra persone che, per motivi economici, rinunciano alle terapie ed altre che, per lo stesso motivo, sono costrette ad interromperle.
Altre regioni hanno deciso di intervenire investendo risorse importanti: il Lazio destina 2,5 milioni al “bonus psicologo” per ampliare la platea di possibili cittadini interessati oltre a quelli che sono ancore in età scolastica. In particolare si tratta della popolazione più giovane che soffre il disagio derivante dall’interruzione traumatica della socialità e dalla frustrante aspettativa di un futuro quanto mai incerto”.

Riguardo la risposta dell’Assessore alla Sanità Icardi, il Consigliere Avetta rileva come: “Apprezziamo ciò che è stato fatto ma non mi posso considerare soddisfatto della risposta dell’Assessore Icardi il quale, di fatto, si limita a confermare che, ad oggi, il Piemonte garantisce le terapie solo ai giovani in età scolastica. È una platea troppo piccola rispetto all’enormità del problema. Sottovalutare questo aspetto significa assumere il rischio di conseguenze negative negli anni futuri sia in termini di costi per la sanità pubblica sia in termini di salute mentale per questi cittadini che oggi non hanno sufficienti risorse da destinare alle terapie”.