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AIDA

Aida è una nave passeggeri dalle grandi dimensioni, ha una stazza di migliaia di tonnellate, lo scafo è diviso in 3 parti per una lunghezza totale di 139 metri.

Alessandro Brescia di Alessandro Brescia
2 Giugno 2020
in Blogger
4 min di lettura
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AIDA

Giulio "il divo"

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Aida è una nave passeggeri dalle grandi dimensioni, ha una stazza di migliaia di tonnellate, lo scafo è diviso in 3 parti per una lunghezza totale di 139 metri. Un complicato ed ingegnoso sistema di pesi e contrappesi ne garantisce equilibrio e stabilità. Si tratta di un esemplare unico nel suo genere che ha richiesto quasi due anni di intenso lavoro, fatto di sacrifici e mediazioni. I suoi artefici avevano in mente un bastimento in grado di resistere alle peggiori mareggiate e a qualsiasi tempesta. Aida ha preso il mare molto tempo fa ma nonostante la sua età, per dirla con termini medici, gode ancora di buona costituzione.

Vista le sue enormi dimensioni, fin dalle origini, ha avuto bisogno di una nave-guida, cui di volta in volta è stato affidato il delicato compito di fare da scorta e indicare la rotta da seguire.

Tra queste, di gran lunga la più importante è stata la Bianca Balena, un enorme galeone che per molti anni ha resistito alle correnti più insidiose. A memoria d’uomo si ricordano ancora i suoi due comandanti più illustri. Il primo, dalla sorte avversa, fu Aldo da Maglie, detto il Moro, un sannita che aveva intenzione di modificare la rotta maestra ed abbandonare le pericolose vie che portavano verso l’Atlantico. L’audace impresa non riuscì, il valoroso timoniere venne prima imprigionato nella stiva e poi barbaramente giustiziato. La responsabilità del folle gesto ricadde su una brigata di marinai dai capelli rossi ma sono in molti a ritenere che sulla vicenda non tutta la verità sia stata rivelata.

Il secondo, in apparenza più fortunato, fu Giulio detto il Divo. Il comandante, ancora oggi, rappresenta una leggenda nell’ambiente marinaro, tant’ è che il suo nome è già stato (pre)scritto nei libri di storia. Sotto la sua guida, a far temere per le sorti della Bianca Balena furono le scoperte di due mozzi di bordo: Giovanni da Lentini e Paolo da Marsala. I due marinai, originari della Trinacria, erano riusciti a smascherare alcuni membri dell’equipaggio, sospettati da tempo di numerose azioni di sabotaggio. Pare che nel malaffare fossero coinvolti anche diversi alti ufficiali, e forse lo stesso comandante, ma prima che potessero dimostrarlo, i due coraggiosi marinai furono vittime di un’imboscata per mano di un gruppo di marinai dalla temuta e rispettata onorabilità.

Ma il destino della Bianca Balena era ormai segnato. Le correnti sempre più forti impedivano una navigazione tranquilla. Inoltre, in virtù della grande disponibilità di spazio, ad ogni sosta per il rifornimento, cresceva il numero di quelli che chiedevano di salire. E così, nel tentativo di trovare un posto per tutti, il galeone, a causa del peso ormai divenuto insostenibile, naufragò. Infatti erano saliti a bordo, oltre agli amici, anche gli amici degli amici.

Negli anni a venire un’altra imbarcazione fece vela tra le onde del Mare Nostrum. Si trattava di una nave piccola ma molto veloce, una fregata, il Garofano Rosso. Dopo un avvio con il vento in poppa, il suo comandante Bottino da Hammamet dovette arrendersi alle pressanti richieste della Guardia costiera. Più volte avvisato, per evitare la galera, preferì l’esilio. La fregata si inabissò senza lasciare traccia, anche se molti membri dell’equipaggio riuscirono a mettersi in salvo per tempo.

Negli anni a seguire altre due furono le imbarcazioni di cui si conserva memoria. La prima è il Verde Ulivo. Il suo coraggioso condottiero Roman il Prode era desideroso di portare l’Aida su una rotta più sicura e tranquilla. L’impresa gli fu impedita dai suoi stessi compagni marinai, forse gelosi del suo successo. Tra questi, più di tutti furono accusati di alto tradimento il generale Massimo da Gallipoli, detto Aramis. La seconda è il Forzamare, una nave pirata. Il suo comandante, soprannominato il Caimano Nero, famigerato corsaro dal misterioso passato, originario di Mediolanum, si rese responsabile di molti speronamenti e nessuno mai riuscì ad acciuffarlo. Preoccupato oltremisura della sua virilità marinara (quando voleva qualcosa si levava l’ancora dai pantaloni e la gettava tra le onde) fu vittima del suo stesso vizio e concluse la sua carriera confinato in una casa di marinai (af)fidati.

Arrivando ai giorni nostri, sono più recenti e ancora oggetto di studio le imprese della Leopolda di Matteo di Rignano detto il Gigio, impadronitosi della guida con un colpo di mano, innamorato oltremodo della sua immagine, finì naufrago a causa della sua stessa spregiudicatezza. Lasciando spazio così ad una nave-guida mai vista prima, la Cinque Remi, capitanata da un nobile, il Conte Giuseppi, un comandante che non era mai stato in mare. Un uomo qualunque, gridarono alcuni marinai riottosi, che per recuperare lo svantaggio, ebbe l’imprudenza di allearsi con i più esperti navigatori delle Leghe dei Mari del Nord, abitanti di una terra immaginaria e adoratori di uno sconosciuto dio dei fiumi. Ma in un torrido pomeriggio d’agosto, l’ufficiale di coperta, Matteo detto il Capitone, con una manovra azzardata costrinse il comandante Giuseppi ad un’inversione di rotta.

E così, oggi, la Cinque Remi ha dovuto ripiegare su una vecchia carcassa che sembrava essere stata dimenticata, la Demos. La traversata è ancora lunga e seppur nel pieno di una tempesta, i due imbarchini affiancati sembrano procedere, anche se a velocità di crociera.

Aida quanto sei bella. E quante ne hai viste. Speriamo che tutte le navi-guida ricordino sempre che non disponi di scialuppe di salvataggio.

 

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