C’è già stato uno che pensava in poco tempo di vincere facile. Non andò così, il crollo avvenne proprio con la ritrata del Don, quando l’Armata era quella vera e i nostri poveri Alpini no. Tra gli 85milla che non fecero ritorno, anche alcuni settimesi, fratelli dei molti ragazzi russi e ucraini che non torneranno alle loro case, famiglie, vita. Però, capace che se attaccavamo la Russia di Putìn in vece di quella di Stalìn, la portavamo a casa. L’armata pallida, spacciata fino a ieri per uno degli eserciti più potenti dell’universo creato, gnà a fà. I battaglioni capaci di sconfiggere le divisioni di Hitler non sono buoni per battere quelle di Zelensky.
Putìn, che non ne imbrocca una, ma è potente, berliccato, lusingato e baciamanato come ogni dittatore che si rispetti e faccia paura, è stato male informato dai suoi consiglieri, i quali, per non contraddirlo, gli hanno raccontato la favola dell’invincibile armata, che tale non è. E visto che non sfonda, bombarda senza scrupoli, con crudeltà, prendendo anche male la mira. Dello schifo che stiamo vedendo è questa la pagina peggiore: bombe a tappeto, missili lanciati da lontano, senza pietà. Non c’è da girarci intorno, è un crimine contro l’umanità che avremmo evitato se chi governa il mondo ci avesse messo, non dico un po’ di sale nella zucca, che forse non ha, ma almeno un po’ di cuore, e quello da qualche parte ce l’ha.
Non m’intendo di strategie belliche né di politica estera, però sto con l’Ucraina, non solo perchè Davide contro Golia, ma in quanto libera, indipendente, e per questo spaventa il dittatore: quando assaggi la libertà non ne puoi più fare a meno, la libertà sta sopra a tutto, e benediciamo il cielo di essere nati in uno dei pochi luoghi liberi (e pacifici) al mondo. Non che manchino i problemi, ma al confronto dell’armata pallida alla porte, meglio i nostri guai. Da questa vicenda possiamo imparare che la storia di un popolo, i percorsi politici e sociali, il suo futuro, le speranze vanno immaginati dalle persone illuminate, mai dai dittatori. Oggi non abbiamo Schumann, De Gasperi o Adenauer, ma se siamo qui a raccontarla è perché loro e i loro popoli hanno creduto nella pace, nel dialogo e nell’Europa.
Cara, Bella, Santa Europa.