La Digos della questura di Torino, guidata dal dirigente Carlo Ambra, questa mattina sta dando esecuzione a undici misure cautelari, nei confronti di militanti del centro sociale Askatasuna e di altri collettivi, per l’assalto all’Unione Industriali del capoluogo piemontese dello scorso 18 febbraio, durante una manifestazione studentesca.
In quell’occasione, gli undici antagonisti tentarono con bastoni, petardi e lancio di oggetti di fare irruzione nella sede dell’Unione industriali, in via Vela. Dopo aver lanciato uova di vernice contro il palazzo, i manifestanti forzarono la porta d’ingresso per entrare negli uffici, ma le forze dell’ordine riuscirono a bloccare il tentativo.
Nell’assalto, durante un corteo contro l’alternanza scuola-lavoro in seguito alla morte di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, rimasero feriti sei carabinieri e un funzionario della polizia.
Tra gli antagonisti arrestati dalla Digos c’è anche il militante del centro sociale Askatasuna che con un bastone ferì gravemente un vicecommissario di polizia, un funzionario del commissariato Centro, che venne portato all’ospedale. Per l’attivista è stata emessa la misura cautelare in carcere. Lo si appende da fonti investigative.
Il punto di vista del gip di Torino
Caricare le forze dell’ordine, strumentalizzando una questione di elevato valore simbolico. Era questa l’intenzione dei manifestanti, lo scorso 18 febbraio davanti all’Unione Industriali di Torino, per il gip che ha disposto le undici misure cautelari eseguite nei confronti di altrettanti attivisti del centro sociale Askatasuna e di altri collettivi studenteschi.
Secondo il giudice la manifestazione non fu dunque un legittimo esercizio del diritto di manifestare il proprio pensiero, dunque, o di esprimere anche con toni accesi la propria posizione su una questione di importante attualità, il tema alternanza scuola-lavoro e le tragiche morti di giovani studenti, ma “un semplice esercizio di violenza gratuita fine soltanto a se stessa”.
Gli istigatori del movimento studentesco di Torino
“Abbiamo aperto le porte di Confindustria, non ci facciamo intimidire dalla polizia, andiamo avanti, andiamo dentro”. Una delle leader del movimento studentesco di Torino attivista di Askatasuna, anch’ella destinataria di una delle undici misure cautelari, istigava così i manifestanti.
A parlare al megafono era una ragazza di vent’anni ora agli arresti domiciliari. “I responsabili di queste morti”, ovvero gli studenti deceduti durante gli stage per cui si manifestava “dovranno pagare e gliela stiamo facendo pagare. Gli abbiamo assaltato il palazzo – diceva la giovane – Forza ragazzi, possiamo aprire le porte di Confindustria. Grandi raga, non ci facciamo intimidire dalla polizia, non facciamo passi indietro, stiamo vincendo, siamo fortissimi, Confindustria è sotto attacco. Possiamo piegarli”.