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Bimbi in affido maltrattati, scoppia un caso Bibbiano anche a Torino?

"Non abbiamo nessun elemento per parlare di un sistema Bibbiano", dicono a Palazzo di giustizia

Redazione di Redazione
4 Dicembre 2021
in Cronaca
5 min di lettura
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Torino

Tribunale

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“Non abbiamo nessun elemento per parlare di un sistema Bibbiano“, dicono a Palazzo di giustizia. Ma le analogie ci sono, e sono gli stessi investigatori a definirle “preoccupanti”. Ci sono due bimbi piccoli sottratti alla madre e dati in affidamento. Ci sono forti sospetti di condizionamenti psicologici.

E c’è un nome che ricorre: quello di Nadia Bolognini, psicoterapeuta, ex compagna di Claudio Foti, il patron della comunità ‘Hansel e Gretel’ diventato una figura simbolo dell’inchiesta Angeli & Demoni svolta dalla procura di Reggio Emilia, dove lei è in attesa del processo e lui, lo scorso 12 novembre, è stato condannato a 4 anni di carcere. Ieri, quando le è stato consegnato un avviso di garanzia e le sono stati perquisiti gli uffici, la Bolognini ha saputo di essere indagata anche a Torino.

L’ipotesi di reato è il falso ideologico. A una coppia di donne, sempre per iniziativa dei magistrati subalpini, i carabinieri hanno notificato il divieto di avvicinamento ai due bambini, fratello e sorella, di cui avevano ottenuto l’affido nel 2013.

Qui si procede per maltrattamenti. Una vicenda delicatissima che si aggroviglia in un labirinto di procedimenti giudiziari paralleli, burocrazia, ritardi, false piste. E che presenta aspetti angoscianti al punto da costringere gli inquirenti a interrogarsi sulle modalità con cui, nel capoluogo piemontese, funziona l’apparato.

Il faro è già acceso: si sta cercando di capire se ci sono stati altri casi del genere, se gli operatori del settore garantiscono sempre la necessaria accuratezza nelle valutazioni o se, invece, si macchiano di superficialità o peggio. Alla commissione di indagine istituita in Consiglio regionale (a maggioranza centrodestra) si parla di “quattordici casi sospetti” in tutto il Piemonte.

“Confermo la mia fiducia nell’operato dei Servizi sociali della Città di Torino che da sempre rappresentano un modello positivo per l’affermazione e la tutela dell’interesse superiore dei e delle minori” dichiara invece l’assessore comunale Jacopo Rosatelli, che invita a “evitare di evocare analogie con il cosiddetto ‘caso Bibbiano’ utili a costruire polveroni mediatici ma non a risolvere eventuali problemi“.

La storia al vaglio della procura comincia nel 2013. Alla madre naturale, una donna di origine nigeriana, i figlioletti furono sottratti su sua richiesta quando si separò dal compagno: il problema era che, essendo in condizioni di quasi indigenza, non era in grado di provvedere al loro mantenimento.

La “Casa affido” dei servizi sociali del Comune di Torino consegnò i fratellini alla coppia omogenitoriale formata dalle due donne ora sotto indagine. Furono loro a ricorrere, privatamente, alle consulenze della Bolognini. Secondo quanto sta emergendo, nella nuova famiglia i piccini sarebbero stati maltrattati e plagiati con l’obiettivo di allontanarli il più possibile dalle loro origini.

A un certo punto intervenne il tribunale per i minorenni. Tra le carte figurava una relazione della Bolognini in cui si sosteneva che uno dei bimbi, il più fragile, forse a suo tempo era stato molestato sessualmente dal padre.

Nel 2019 la segnalazione arrivò alla procura di Torino ma venne presa con le pinze: troppe cose non tornavano. Alla fine del 2020, dopo avere svolto delle indagini, il pm Giulia Rizzo chiese – nel massimo riserbo – delle misure restrittive nei confronti della coppia affidataria.

Qualche mese dopo, ad aprile, i giudici minorili, in via autonoma, si pronunciarono in prima istanza: revoca dell’affidamento, inserimento dei bambini in una comunità e inizio di un laborioso percorso destinato a riavvicinarli alla madre naturale.

Le due ex affidatarie (che avevano conservato il diritto a contattare i bambini, ma solo alla presenza di educatori) si rivolsero alla Corte d’appello. Nei giorni scorsi, all’improvviso, l’ufficio dei gip – accogliendo solo in parte le richieste della procura – ha imposto alle due donne il divieto di avvicinarsi.

Maurizio Marrone, esponente Fdi, assessore regionale e promotore della commissione di indagine sul Piemonte, si dice “convinto che qui sia peggio che a Bibbiano“.

“Evidentemente – aggiunge – la relazione che ho portato ai carabinieri si è rivelata utile a far emergere la verità“.

“Gli accertamenti della magistratura – sottolinea Alberto Preioni, capogruppo della Lega – non possono che ricordare a tutti, opposizioni comprese, la necessità di approvare un testo che è ormai fermo da due anni in Commissione e che la prossima settimana sarà nuovamente all’ordine del giorno. Per far luce su meccanismi che, senza un intervento radicale del legislatore regionale, continueranno a generare inefficienze o peggio“.

L’indagine riguarda un unico caso

L’inchiesta su una ipotesi di maltrattamento su minori “ha ad oggetto allo stato un singolo caso di affido”. Lo precisa la procura di Torino. “Le verifiche già in corso e che saranno disposte da questo uffici in relazione all’attività svolta dai servizi sociali del Comune del Torino – viene spiegato in una nota – costituiscono il doveroso approfondimento rispetto a condotte che, laddove accertate, rappresentano un significativo pregiudizio per i minori coinvolti e per le famiglie dei medesimi, senza che per tale ragione debba essere messa in discussione l’organizzazione globale del servizio in termini di globalità ed efficienza da parte del Comune, della cui fattiva collaborazione questo ufficio si è avvalso anche nell’ambito degli accertamenti fino ad oggi disposti“.

I giudici sono intervenuti subito

“Il Tribunale dei Minori ha gestito l’istruttoria pervenendo alla tutela dei bambini ben prima dell’emissione della misura cautelare e, anzi comunicando notizia di reato alla Procura ordinaria fin dal 2018, e sospendendo la procedura di adottabilità in attesa delle determinazioni di quella“.

Lo precisano in una nota il presidente del Tribunale per i minori di Torino, Stefano Scovazzo, e la procuratrice dei minorenni, Emma Avezzù, in riferimento all’inchiesta su una ipotesi di maltrattamento su minori.

“Il caso che ha determinato il provvedimento cautelare – si osserva – è un caso singolo, sul quale in Tribunale Minorile è intervenuto non appena ha avuto gli elementi per decidere“.

Scovazzo e Avezzù evidenziano che “l’allontanamento iniziale dei minori non è stato affatto causato da segnalazioni di abuso e i bambini non sono stati affatto ‘strappati’ ma affidati con il consenso della madre, ribadito in sede di proroga“.

Inoltre “fermo il monitoraggio che il Tribunale Minorile fa sui casi di affido, evidenziando eventuali problemi, appare quanto mai opportuno che altre autorità giudiziarie che abbiamo notizie di possibili reati o, comunque, di disfunzioni nel sistema, li comunichino, in prima luogo, alle autorità giudiziarie che hanno la competenza a decidere in merito alla collocazione dei minori“.

“L’affido – prosegue ancora la nota dei magistrati minorili – è stato ed è uno strumento prezioso per salvare bambini e ragazzi da gravi carenze di cure ed educative, abusi e maltrattamenti, da vuoti affettivi, da familiari affetti da patologie e dipendenze, quando non sia possibile altrimenti tutelare i minori. Singoli casi sui quali giustamente la magistratura requirente deve indagare, coordinandosi con i giudici che debbono decidere nell’interesse dei minori non possono far pensare ad un ‘sistema’, con il rischio di penalizzare gli interventi che vengono fatti per evitare danni più gravi“. 

Tags: alberto preioniBibbianoEmma Avezzùmaurizio marroneprocurastefano scovazzotorino

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