Il 26 gennaio prossimo al Tribunale di Torino prenderà il via “la causa civile intentata contro Uber e l’intermediaria Frc e nella quale abbiamo chiesto che ai rider vengano riconosciute le differenze retributive tra il contratto collettivo e ciò che, invece, davvero percepivano, ossia 200-300 euro al mese”.
Lo hanno spiegato gli avvocati Gianluca Vitale e Giulia Druetta al Palazzo di Giustizia di Milano per l’udienza preliminare sul caporalato contestato ad una manager di Uber Italy (ora sospesa) e ad altri imputati.
Udienza in cui si sono costituti 21 fattorini che, principalmente a Torino, facevano le consegne di cibo a domicilio per il servizio ‘Uber Eats’. Una causa che, come hanno chiarito i legali, vedrà al centro anche la “violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro”.
Sul fronte penale, hanno chiarito, la Procura “inserisce questa violazione all’interno della contestazione sullo sfruttamento del lavoro”.
I rider, hanno spiegato i difensori, “devono essere pagati in modo dignitoso e devono essere trattati come lavoratori subordinati, il Governo su questo non è ancora intervenuto e così ci devono mettere una pezza i tribunali, le ultime decisioni sono state importanti”.
Le condizioni di lavoro attuali, hanno detto ancora gli avvocati, “non sono migliorate, in media il pagamento è di 6 euro all’ora e la situazione è perfino peggiorata dopo il contratto collettivo firmato con Ugl”.