L’uomo senza fissa dimora trovato senza vita questa mattina nel dehors di un bar che utilizzava per passare la notte, “era una persona conosciuta da tempo dal Servizio Adulti in Difficoltà della Città di Torino”.
E’ quanto spiegano dai Servizi Sociali comunali che descrivono il cinquantanovenne come “molto gentile, cordiale ed educato. Aveva problematiche di tipo sanitario”, spiegano ancora, precisando che “conosceva le opportunità di accoglienza e frequentava saltuariamente alcuni servizi diurni. Nonostante i ripetuti inviti, però, non accettava aiuti, né di trascorrere la notte in una casa di accoglienza”.
L’ultimo incontro con il personale del servizio itinerante notturno, che si occupa di monitorare le condizioni degli homeless che vivono in strada e dar loro assistenza, era avvenuto sabato scorso, quando era stato trovato dagli operatori sdraiato su una panchina.
“Diceva di sentirsi male – riferiscono i Servizi Sociali – ma rifiutava di essere accompagnato in ospedale. Gli operatori del servizio gli hanno quindi proposto un inserimento in una struttura di pronta accoglienza, ma lui ha rifiutato, e non hanno potuto far altro che offrirgli tè caldo, una brioche, delle mascherine, una coperta e proseguire l’attività di monitoraggio”.
“Mi dispiace molto. E’ un fatto che ci stimola a fare ancora di più – così l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia -. Abbiamo in programma due incontri per cercare di dare una risposta appropriata al problema. Uno con il prefetto e la sindaca anche per vedere quale possa essere l’impegno del ministero per fornire un budget adeguato, l’altro, giovedì, con 18 associazioni che si occupano di sostenere e ascoltare chi ha un rapporto diretto con chi vive per strada. Spesso si fa un discorso teorico, senza avere mai visti in faccia queste persone”, ha detto l’arcivescovo che ha ribadito la “massima disponibilità della Chiesa a mettere a disposizione strutture anche per 2-3 persone perché non bisogna pensare solo a dormitori di massa”.