L’arresto, avvenuto la scorsa settimana nel chivassese, di un trentottenne affiliato ad una organizzazione malavitosa italo-albanese riporta alla ribalta la pervasività con cui la criminalità si insinua sottilmente nel tessuto economico e sociale devastandolo dall’interno come una sorta di cancro.
Le Forze dell’Ordine fanno del loro meglio, ma la società arranca e, a volte, arriva a tollerare l’intollerabile. Le Istituzioni sono ben consapevoli del fenomeno delle infiltrazioni mafiose: in Consiglio regionale è stata istituita una Commissione speciale di indagine per la promozione della cultura della legalità e il contrasto dei fenomeni mafiosi, tuttavia organismi di indagine per quanto utili, non sono sufficienti.
Occorre che tutti noi evitiamo di girarci dall’altra parte pensando che chi si fa gli affari propri campa cent’anni. Un po’ di coraggio civile da parte di tutti sarebbe una buona terapia per una società che il Covid ha reso, in troppi casi, insensibile ai principi base dell’educazione civica.