Oltre a musei, biblioteche, cinema anche le chiese potrebbero diventare luoghi per la didattica scolastica alla ricerca di spazi alternativi per la sua ripresa a fronte dell’emergenza Covid.
A lanciare la proposta è il direttore della pastorale universitaria torinese Don Luca Peyron, certo che “non ci sarebbe parroco che non sarebbe entusiasta di pensare con i docenti lezioni ‘a cielo aperto’, il cielo dei saperi che si nasconde sotto quelle volte chiuse. A distanza di sicurezza”.
Ricordando su Facebook le parole del direttore del Museo Egizio, Christian Greco, sulla funzione che potrebbero avere i luoghi della cultura per sopperire alle carenze di spazio nelle scuole, Don Luca sottolinea che “tra questi luoghi ci sono anche le nostre chiese.
In ognuna, nei marmi e negli stucchi, nei colori e nelle statue, c’è la storia d’occidente, il senso del nostro stare insieme, lampi della civiltà che stiamo dimenticando. Ogni chiesa, anche quelle moderne – aggiunge – è un concentrato di saperi ed elementi simbolici, cristiani certamente ma non solo. Dalla geometria alla storia, dalla politica alla geografia, in un chiesa tutto può essere fatto parlare dell’umano e del suo costruire civiltà. Nel passato la chiamavano la bibbia pauperum – conclude -, oggi la chiamiamo la scuola no covidium”.