“Dobbiamo restare casa”. Questa frase sta echeggiando come lo slogan di un partito politico.
In maniera del tutto giustificata lo Stato ci sta chiedendo di rimanere nelle nostre case per evitare
il diffondersi del virus. E’ indubbio il fatto che questa decisione è stata presa per salvaguardare la
vita dei cittadini, ma lo Stato sta tenendo conto solo di una fetta della popolazione: che fine fanno
tutte quelle persone che subiscono abusi e violenze domestiche?
Quelle stesse mura che servono a proteggerci da un nemico invisibile non proteggono dalle botte,
anzi, fungono solo da velo per nascondere l’aguzzino e le sue violenze.
I centri antiviolenza stanno dichiarando di ricevere sempre meno telefonate. Il numero in
questione è 1522, è gratuito e gli operatori sono multilingue.
La diminuzione delle chiamate può essere interpretato come un segnale positivo, ma non è del
tutto così: molto probabilmente il partner, o chi che sia, impedisce alla vittima, con la sua costante
presenza, di avere lo spazio, il tempo o il coraggio di denunciare una violenza.
Le cose si complicano ulteriormente se ci sono di mezzo i figli, spesso non vengono denunciati
determinati episodi per paura delle conseguenze e delle ripercussioni che potrebbero ricadere sui
figli.
Qualche settimana fa circolava sui social un video di una donna che con un flauto si era unita a
suonare dal balcone insieme a tutto il vicinato. La donna viene bruscamente interrotta da quello
che si presume sia il compagno. Il video finisce con i due che si urlano l’uno con l’altra.
Sembrerebbe del tutto innocente come avvenimento, ma era solo una parte del video, il resto è
stato tagliato. La versione originale del filmato prende una piega ben più tragica: l’uomo dalle urla
passa rapidamente a colpire la donna al volto con pugni e schiaffi, smette solo quando una terza
persona si frappone fra i due.
Questo episodio è lo specchio di ciò che succede a tutte quelle vittime invisibili che sono
costrette a una reclusione forzata con il proprio carnefice. Vittime che con o senza la presenza del
virus sono abituate ad un abbandono da parte delle istituzioni e dello Stato. Stato che chiede loro
di rimanere a casa per restare protetti e al sicuro, dimenticandosi, spesso, che per alcune persone
i mostri sono dentro casa e sul campanello c’è il loro cognome.