È ammalato di Sla, secondo i medici ha bisogno di cure, ma il giudice del Tribunale di Asti gli ha negato la scarcerazione. Parla di “trattamento disumano”, e si chiede perché, la famiglia di Maximiliano Cinieri, ex allenatore di squadre dilettantistiche di calcio 45enne in carcere dallo scorso agosto per scontare una condanna a otto anni per estorsione.
Assistite dall’avvocato Diego Furlanetto, la moglie e la figlia hanno più volte chiesto la scarcerazione o, in alternativa, i domiciliari ma senza esito. “E’ evidente che le sue condizioni fisiche, dovute alla malattia, siano incompatibili con la detenzione e non siamo noi a dirlo, ma i medici”, dice la figlia alla La Nuova Provincia e al quotidiano La Stampa. “Gli hanno dovuto affiancare un compagno di cella che gli fa da accompagnatore perché non riesce neppure a vestirsi da solo – prosegue – Ma è giustificabile tutta questa disumanità? Se fosse a casa ce ne occuperemmo noi, potremmo nutrirlo e curarlo a dovere, anche con cure sperimentali e la fisioterapia necessaria per consentirgli di mantenere un po’ più a lungo le funzionalità. Cose che in carcere non vengono fatte”.