Se si chiedono alle persone “dei sacrifici devi saper spiegare qual è la logica che c’è dietro, non si possono usare due pesi e due misure”. Lo dice in un’intervista a La Stampa il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio, parlando delle decisioni sulle zone rosse nell’ultimo Dpcm.
“Ho sempre condiviso la necessità di un inasprimento delle misure”, precisa ma “pretendo però che venga fatta chiarezza sul metodo adottato dal governo”. Cirio ricorda che i governatori avevano chiesto “misure omogenee per tutto il Paese: una zona arancione molto estesa con misure eventualmente più rigide in alcune aree a maggiore criticità. Non siamo stati ascoltati e il risultato è che regioni con situazioni simili rientrano in zone di rischio diverse”, inoltre “oggi abbiamo aree rosse accanto ad aree gialle, come se il virus rispettasse i confini geografici”.
Cirio non crede che dietro queste scelte ci sia la volontà di punire le Regioni guidate dal centrodestra (“È un’ipotesi che non voglio neanche prendere in considerazione”) ma condivide l’irritazione del governatore della Lombardia Fontana “per delle scelte prive di logica e basate su dati aggiornati a dieci giorni fa. Non si è tenuto conto ad esempio del fatto che il nostro Rt, pur restando alto, ha registrato un calo per effetto delle misure di contenimento già adottate”.
E poi “ci sono cinque Regioni che non trasmettono i dati completi al ministero: questa è una prova ulteriore della fragilità del sistema di valutazione”. Rispetto alla possibilità da parte del Piemonte di un ricorso “non escludo nessuna azione ma prima voglio vederci chiaro. Speranza ci ha chiesto di inviare i dati epidemici più aggiornati: voglio leggerlo come un segnale di apertura”.
Cirio comunque non nega la criticità della situazione sanitaria nella sua Regione e chiede inoltre “interventi di ristoro immediati per le categorie colpite, a partire dall’esenzione delle tasse per tutto il 2020 e il 2021”.