Con una lettera inviata in data 15 gennaio 2022 e firmata dal Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dall’Assessore all’Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca Marco Protopapa, la Giunta regionale ha richiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli di erogare degli strumenti di sostegno economico all’indotto venatorio dopo i numerosi casi di Peste Suina Africana (PSA). I sostenitori del comitato spontaneo CoAARP, perplessi e amareggiati circa il contenuto di questa missiva, sollevano le seguenti obiezioni di seguito indicate:
1. Ci chiediamo come mai l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte non si sia attivato con analoga rapidità negli ultimi due anni nel richiedere strumenti di sostegno economico, quando l’intero comparto agricolo regionale è stato investito da decine di milioni di euro di danni provocati proprio dalla proliferazione incontrollata del cinghiale (danni regolarmente periziati dalle ATC);
2. I risarcimenti dei danni da cinghiale alle colture agrarie dell’ultimo decennio hanno subito forti ritardi nell’erogazione. Ad oggi alcune ATC devono erogare gli indennizzi per l’annata agraria 2018: ci sorge il dubbio che l’assessorato di competenza ritenga di avere settori di serie A (il settore venatorio) e di serie B (il settore agricolo e agroalimentare);
3. In questa comunicazione al Ministero, si evince che la Giunta Regionale ritenga che il “divieto di caccia” possa determinare un incremento dei danni al comparto agricolo in quanto questa interruzione favorirebbe la proliferazione della specie cinghiale. In merito a questo aspetto, CoAARP ha sottolineato più volte come l’attività venatoria tradizionale svolta con il metodo della braccata non abbia avuto, invece, rilevanti effetti di contenimento sulla popolazione dell’ungulato ma, al contrario, ne abbia determinato addirittura l’incremento. Per questi motivi CoAARP ribadisce la necessità di una radicale modifica delle modalità gestionali della popolazione
richiedendo interventi incisivi da parte della Regione Piemonte per ridurre significativamente il numero di cinghiali attraverso tecniche già collaudate di prelievo, con sistemi tali da non permettere lo spostamento degli animali da un areale all’altro. L’utilizzo di recinti di cattura e il contenimento nelle ore notturne mediante l’ausilio delle moderne tecnologie (fototrappole, visori notturni, termocamere) sono solo alcuni dei modi per raggiungere l’obiettivo. Per rendere operative queste proposte, è fondamentale che la Regione si doti immediatamente di personale specializzato e adeguatamente formato alle mansioni previste. Inoltre l’Ente pubblico, contrariamente a quanto avvenuto finora, deve scrupolosamente seguire i protocolli definiti da enti specializzati in materia come, ad esempio, ISPRA;
4. L’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha richiesto al Ministero un sostegno economico per l’indotto venatorio, con particolare riferimento alle Aziende Faunistico Venatorie e alle Aziende Agrituristico Venatorie. L’indotto venatorio rappresenta un’attività ludico-ricreativa che ha favorito, almeno in parte, il proliferare della specie cinghiale e che, in alcuni casi, ha generato un mercato sommerso della carne. Solo in un secondo tempo vengono richiesti a margine strumenti di sostegno economico per gli altri settori colpiti dalla istituzione della “zona rossa”, quali il turismo e altri segmenti del settore agricolo non secondari, come la suinicoltura;
5. Riscontriamo come l’Assessore all’Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca della Regione Piemonte Marco Protopapa si sia nuovamente dimenticato di avere come deleghe il settore agricolo e non solo il comparto venatorio, come si verificò con la proposta della “Filiera eco-alimentare” della carne di cinghiale (Comunicato stampa della Giunta Regionale del Piemonte in data 10.05.2021). In quella occasione l’Assessore sosteneva la promozione di azioni di divulgazione e di comunicazione al fine di far riconoscere il prodotto al consumatore sia in termini di qualità che di sicurezza alimentare. CoAARP rimarca come il cinghiale sia un animale selvatico onnivoro che, non vivendo in un ambiente confinato, può avere accesso a fonti di cibo non controllate e potenzialmente inquinate quali i rifiuti urbani. Inoltre l’animale può essere colpito da malattie particolarmente resistenti (come la PSA) e dannose per l’uomo (trichinellosi), per cui la genuinità e salubrità di questo prodotto sono fortemente discutibili. In aggiunta l’ungulato è cacciato con metodi che spesso portano ad un elevato livello di stress per l’animale prima dell’abbattimento, in evidente contrapposizione al comparto dell’allevamento che è costantemente controllato sotto il profilo della tracciabilità e a cui sono richiesti standard sempre maggiori nell’ambito del benessere animale.
Lo stesso Assessore Protopapa annovera tra le parti coinvolte nella filiera cacciatori, macellai e ristoratori, dimenticandosi anche in questa occasione la figura fondamentale, loro malgrado, degli agricoltori. Infatti il cinghiale si sfama prevalentemente a carico delle colture, anche di pregio, coltivate nelle aziende agricole piemontesi i cui raccolti sono destinati ad altre filiere, senza la garanzia che questi danni vengano quantomeno risarciti.
All’alba di una imminente crisi sanitaria, CoAARP denuncia una totale indifferenza e sottovalutazione della problematica da parte della Giunta regionale nonostante i ripetuti avvisi pervenuti da più parti e rileva una gestione incapace di agire efficacemente da parte degli enti regionali preposti.
Se la Giunta regionale non ritiene di essere all’altezza nel fronteggiare l’emergenza PSA e la correlata necessità del contenimento della specie cinghiale, ammetta l’incompetenza e richieda immediatamente al Governo Centrale l’invio di un Commissario Straordinario super partes, indipendente dal mondo venatorio, che possa rapidamente prendere le iniziative dovute per limitare il dilagare dell’epidemia PSA, prima che sia completamente fuori controllo.
Il Comitato Co.A.A.R.P.