Iniziamo con la questione che ci sta opprimendo ed ancora lo farà. Il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie cinesi hanno notificato un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan (Provincia dell’Hubei, Cina). Il 9 gennaio 2020, il China CDC (il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina) ha identificato un nuovo coronavirus (provvisoriamente chiamato 2019-nCoV) come causa eziologica di queste patologie. Le autorità sanitarie cinesi hanno inoltre confermato la trasmissione inter-umana del virus. L’11 febbraio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal 2019-nCoV è stata chiamata COVID-19 (Corona Virus Disease).
Secondo quanto riportato neisituation reportdell’OMS, al 20 marzo erano 40 (su 52) i Paesi della Regione europea con trasmissione locale del virus; 9 Paesi risultano con soli casi importati e 3 sono ancora sotto indagine. I numeri dei contagiati sono grandi, in continua evoluzione. Ad oggi, in Italia ci sono quasi 125 mila contagiati e 15 mila deceduti.
I primi provvedimenti del governo italiano sono arrivati il 31 gennaio , con la chiusura dei voli diretti tra Italia e Cina . Poi si arriva al 21 febbraio, con la scoperta del focolaio a Codogno, e poi tutto il resto. Forse si poteva in quel periodo intercorso, chiedere ai cinesi cosa poteva servire per affrontare una eventuale emergenza. Avrebbe dovuto farlo il Governo Italiano. Avrebbe potuto farlo l’Europa. Avrebbe potuto predisporre un piano di emergenza, realizzando task-force nei vari comparti della Sanità. Ecco che L’Europa sarebbe stata considerata, giustamente, la Mater nobilis che guarda a tutti i suoi cittadini. Non l’ha fatto. Neppure si riesce, oggi, a realizzare gli eurobond, cioè titoli di stato garantiti dagli Stati, per coprire le spese straordinarie dovute alla pandemia, ormai generalizzata.
Perché non si riesce? Perché alcuni stati non vogliono derogare dal principio che ognuno il suo debito se lo paga da solo e nulla, neppure titoli creati per l’emergenza, deve diventare patrimonio o meglio debito comune. Nessuna solidarietà, neppure finanziaria, al massimo “aumentate il debito e poi ve lo pagate”.
L’unico provvedimento al momento preso dal Consiglio Europeo è stata la sospensione del patto di stabilità, che impediva agli Stati di contrarre aumenti del debito annuale superiore al 3%. Ora si può sforare. Ma manca la seconda parte, quella dedicata all’emergenza: questa sordità delle coscienze, prima ancora che il piano economico, fa molto male all’Europa, ed ai suoi cittadini.
Perché questa sordità, questa divisione? Perché molti usano come alibi il nostro debito pubblico, enorme.
Perché i nemici dell’Euro, coloro che da sempre vogliono farci uscire, hanno lavorato per anni dicendo che la moneta unica ha fatto male ai cittadini italiani. Invece li ha salvati. E le speculazioni sono stati dei commercianti, che nel 2001 hanno imposto i prezzi alla pari, 1 euro uguale 1000 vecchie lire. Ma era la metà. E quindi almeno in Italia si è diffuso un forte scetticismo verso l’Europa. Poi ci sono le nostre caratteristiche: il nostro debito pubblico è dovuto in gran parte a corruzione, evasione e favoritismi.
Questi aspetti vanno riconosciuti come atti criminali, commessi da italiani a danno di tanti altri italiani. La creazione di una Italia federalista regionale è stata un disastro per i cittadini, soprattutto in termini di servizi, ad iniziare da quello sanitario. Pensiamo a quanto è stato tagliato in Lombardia, Veneto, Piemonte, e chi ha fatto i tagli. Poi la scuola, la ricerca, l’innovazione tecnologica, i trasporti. Tutti questi settori hanno risentito della frammentazione politica ed economica che le regioni hanno imposto.
Enorme la incapacità politica di guardare oltre il naso, anche solo di guardare le immagini che venivano dalla città di Wuhan completamente deserta, forse se avessero guardato avrebbero imparato. Ed oggi non vi sono neppure mascherine antivirus a disposizione non dico della popolazione, ma neppure degli operatori sanitari. Non solo frammentazione e diversità di comportamenti tra regioni, ma assoluta mancanza di coordinamento tra sindaci di paesini limitrofi. Neppure si riesce ad unificare i piccoli Comuni, con risparmio di energie e di spesa pubblica, in Italia. Alcuni per motivi seri, altri perché non vogliono rinunciare a quel piccolissimo potere da sindaco od assessore, in nome delle antiche tradizioni e della antica autonomia. Così ognuno va in ordine sparso. Abbiamo assoluto bisogno dell’Europa. Ma diversa. Abbiamo assoluto bisogno di Regioni uniformate nelle spese e nei servizi, senza sprechi e corruzioni. Abbiamo bisogno di Comuni unificati, che possano essere visti dai cittadini come punti di riferimento. Che abbiano una unica voce. E basta con la storia del “piccolo è bello”. Non ha alcun senso, oggi meno che mai!!
Questa tragedia ricorda un po’ quella dell’amianto trasformato in eternit, a Casale come a Cavagnolo, con i suoi 3000 deceduti. Della pericolosità dell’amianto si sapeva nulla, e chi sapeva taceva. Oggi, dopo il periodo iniziale, tutti hanno capito la pericolosità del coronavirus. Ma non ci sono antivirus, come non ci sono medicine che guariscano dal mesotelioma pleurico. 70 anni fa iniziava la ricostruzione dell’Italia, ora dovremo tornare a ricostruirla. Però stavolta possiamo ricostruire senza commettere gli errori di noncuranza dell’ambiente e delle persone, che caratterizzò il boom economico. Che fu boom per molti, ma ad un prezzo molto caro. Non ripetiamo gli stessi errori. Puntiamo su ciò che vale, sanità scuola ricerca lavoro. Uniti. Oggi sappiamo che nulla è circoscritto al cortile di casa propria, invece sempre più i problemi sono globali, planetari. Questione di buonsenso: la sanità è un problema mondiale.
La economia è un problema mondiale. La migrazione è un fenomeno globale che durerà nel tempo. L’industrializzazione è un problema generale. L’ambiente è un problema mondiale, lo sappiamo dai tempi di Cernobyl. Inutile chiudersi in sè, al di fuori delle epidemie. E’ ancora molto debole il “noi”, cioè cittadini che si sentono abitanti del pianeta Terra, pur con passaporti diversi; invece prevalgono i vari “io”, che non formano il “noi”. Un totale nonsenso. Dove sono finiti i sovranisti che speravano nell’isolamento della nazione? Qualcuno può dire di non avere bisogno degli altri? Di fronte ad una pandemia come questa, c’è qualcuno che può isolarsi? Neppure la Svizzera. Gli effetti del coronavirus sulla intera nazione, sulla intera Europa, su tutti i continenti, ci porteranno a capire l’importanza di sentirsi “cittadini del mondo”? Buona fortuna.
In ricordo
Sale lungo la collina
un silenzio rumoroso,
come un sospiro stanco.
Solo pochi motori
rombano nella valle,
resa triste da paura e morte.
Respiro
questa aria pura,
mai ascoltata,
mai ringraziata,
mai così preziosa.
La vita esplode nella primavera,
ascolto il mio respiro,
e lo accompagno nella sera…