Sulla gestione della lotta al coronavirus all’interno di alcune RSA ed in altre strutture stanno indagando alcune procure, evidentemente su esposti presentati. Di certo, vi sono i famosi camion militari che di notte portavano le vittime all’inceneritore. Di certo, c’è che i parenti che aspettavano a casa notizie del loro congiunto, non avendo possibilità di vederlo, hanno ricevuto come ultimo ricordo il portafoglio, l’anello nuziale e la catenina, insieme alle ceneri del defunto.
Di certo, c’è stata la grande carenza di materiale di ogni genere per fronteggiare la pandemia che galoppava per praterie sconfinate. E forse qualche scelta “obbligata dalle circostanze” è stata fatta, per salvare un malato, tralasciandone un altro. Capisco: se ci sono 2 malati ed un solo respiratore, uno dei 2 non potrà essere salvato. Chi, tra i due? Bisognerebbe parlare di “etica”, ma è un parolone poco di moda. Ma perché succedono, e potranno succedere ancora, episodi del genere??
In gran parte, ma non solo, per colpa del definanziamento pubblico: nel decennio 2010-2019 tra tagli e definanziamenti al SSN sono stati sottratti circa € 37 miliardi e il fabbisogno sanitario nazionale (FSN) è aumentato di soli € 8,8 miliardi. Dicono le statistiche che la crisi di sostenibilità del SSN coincide con un prolungato periodo di grave crisi economica, durante il quale la curva del finanziamento pubblico si è progressivamente appiattita, in conseguenza di scelte politiche che negli ultimi dieci anni hanno determinato una rilevante contrazione della spesa sanitaria.
Nel decennio 2010-2019, il finanziamento pubblico del SSN è aumentato complessivamente di € 8,8 miliardi, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua pari a 1,07% . In altre parole, l’incremento del FSN (fondo sanitario nazionale) nell’ultimo decennio non è stato neppure sufficiente a mantenere il potere di acquisto. (Dati provenienti dal report dell’Osservatorio Gimbe per il decennio 2010-2019 ndr). Perché sono mancati i soldi? I numeri parlano chiaro: l’evasione fiscale nel nostro Paese è all’incirca di 107 miliardi e 500 milioni di euro. All’anno.
Questa è la spaventosa cifra a cui ammonta. È difficile per tutti capire di quanto denaro stiamo parlando. Per farci un’idea dobbiamo pensare che l’intera spesa pubblica per la sanità, in un anno, ammonta circa a 118 miliardi di euro Con questi soldi, si raddoppierebbe la capacità assistenziale e sanitaria nel nostro Paese. Avremmo il doppio di tutto.
Naturalmente i conti e le eventuali distribuzioni vanno calcolate ben diversamente, ma è solo per avere una idea. Questi dati sono contenuti in un rapporto del 2018 redatto dallo stesso Ministero dell’Economia e delle finanze (Mef). Mancano, in questi computo, i dati relativi all’evasione dell’IVA, del lavoro in nero, dell’economia sommersa (che secondo l’ISTAT vale 210 miliardi di euro l’anno), ovviamente mancano le tasse sugli introiti della criminalità organizzata.
Considerando queste voci, alcuni studi affermano che la quantità di denaro evasa aumenterebbe ad uno spaventoso 300 miliardi di euro, più di un terzo dell’intera spesa pubblica italiana. Vi sono naturalmente molti livelli di evasione, e la legge opera i distinguo. Ma se siamo a queste cifre, significa che l’evasione fiscale nei suoi vari aspetti è molto più che diffusa.
E allora valgono le parole di Mons. Bettazzi: ” Egregi evasori fiscali…..questo ci ha fatto pensare che le limitazioni del sistema sanitario antecedente come dei provvedimenti per arginare l’espandersi dell’epidemia, derivino anche dalle minori disponibilità economiche (dello stato ndr) dovute anche a quanto viene evaso da chi non paga le tasse..” Quel dannato respiratore mancante di cui si parlava all’inizio, è mancante anche per colpa di chi non ha pagato le tasse.