La morte in un incidente stradale contro un pullman dei 5 ragazzi del bresciano sabato notte 22 gennaio è per i coetanei delle vittime e per noi adulti un monito a fermarci e riflettere.
I ragazzi erano senza patente, pare avessero ottenuto la Volkswagen Polo su cui viaggiavano da un amico. Non avendo esperienza di guida l’autista ha perso il controllo in una curva e lo schianto è stato fatale.
Perché buttare via la propria vita per una serata con gli amici? La gioventù è spesso sinonimo di spensieratezza, ma anche di leggerezza. Non si può rischiare di perdere l’unica vita che abbiamo per una bravata. Ma noi adulti educhiamo i giovani al rispetto del valore della vita? Non abbastanza. Le nostre ragazze ed i nostri ragazzi escono di casa lasciando magari due genitori incollati allo schermo di un telefonino e nessuno sa, varcata la porta di casa, in quali guai si possano cacciare.
Questo non significa rinchiudere in casa i giovani come se fossero in un bunker di “protezione dalla vita”, ma nemmeno spegnere del tutto la coscienza.
Un adulto può dirsi tale solo se, con coscienza e attenzione, riesce ad intercettare empaticamente ragazze e ragazzi e si sa mettere in comunicazione profonda con loro. Non è un “lavoro” che si improvvisa dall’oggi al domani, ma va costruito giorno per giorno, camminando mano nella mano e crescendo insieme nelle esperienze, nei momenti lieti e anche in quelli tristi.