Sarà processato a Torino Simone Caminada, 38 anni, assistente del filosofo Gianni Vattimo, a lungo docente di Estetica all’Università, e anche preside della facoltà di Lettere. Per l’accusa, sostenuta dal pm Giulia Rizzo, si sarebbe approfittato della situazione di “fragilità psichica del filosofo“. E “mediante un attività costante di pressione morale consistita nell’approfittare della generosità di Vattimo, è riuscito ad accedere a tutta una serie di benefici economici“.
Tesi che il maestro del pensiero debole respinge con forza: “la possibilità di essere plagiato e l’effettivo fatto di esserlo non sono certo la stessa cosa – sostiene – ho qualche acciacco, ma con la testa ci sono tutto“. Secondo la procura, Caminada, origini brasiliane e da dieci anni convivente del filosofo, dal 2015 avrebbe “indotto Vattimo ad effettuare bonifici sul suo conto corrente per importi superiori di circa 19 mila euro all’ammontare della retribuzione dichiarata da Caminada“.
E non solo: per l’accusa, come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, induceva il filosofo “a effettuare spese ingiustificate per quasi 60 mila euro” e avrebbe ottenuto dal filosofo persino “la delega ad operare sulla sua cassetta di sicurezza e almeno su tre conti correnti“, convincendolo inoltre, nel giugno 2017, “a stipulare una polizza assicurativa sulla vita da 415 mila euro di cui il 40% sarebbero a lui spettati“.
Tra le accuse anche le presunte pressioni su Vattimo perché nel testamento lo nominasse erede di numerosi beni, tra cui orologi, opere d’arte, quadri, audio registrazioni e altri reperti di valore, tra cui il prezioso taccuino di Fidel Castro.
“So benissimo che c’è chi pensa ‘Vattimo s’è innamorato e ha perso la testa’. Non è così. Simone per me è un amico, quasi un figlio. E a 85 anni affermo il diritto di spendere i miei soldi come voglio“, è la replica che il filosofo affida al settimanale Oggi, in una intervista che sarà in edicola con l’edizione di domani.
“Un medico ha deciso che sono a rischio di circonvenzione – sostiene il filosofo -. Ma la possibilità di essere plagiato e l’effettivo fatto di esserlo non sono certo la stessa cosa: ho qualche acciacco, ma con la testa ci sono tutto“.
Quell’accusa di circonvenzione di incapace è “una persecuzione umiliante“, per il professore, secondo cui la sua polizza vita è intestata anche ad altri e tutte le spese sono documentate. “I miei amici più cari, come Franco De Benedetti e Marco Rizzo, mi ritengono una persona libera – conclude – e sono scandalizzati“.