Bene, riaprono molti esercizi commerciali, siamo alla fase 2, dopo la pandemia di Covid 19 che ha colpito gran parte del mondo, specialmente occidentale, per ora. Ma bisogna letteralmente seppellire alcune bufale, per non dire menzogne, che hanno accompagnato la fase 1, sopratutto sul piano sociale, e quindi anche nei confronti della salute dei cittadini. Intanto non è vero che il virus è una livella. Non colpisce tutti allo stesso modo. Neppure la risposta al contagio è uguale per tutti. Nulla è meno uguale per tutti di questo virus.
A cominciare da quell’ex calciatore, che all’inizio della pandemia riuscì a farsi fare in casa, dal servizio pubblico, tamponi per sé e famiglia. Quando neppure i malati conclamati ci riuscivano. Poi le differenze registrate negli stessi ospedali, con la scelta, dovuta ma certo non voluta, su chi chi appuntare la maggior parte del complesso di attenzioni. E infine e non certo ultima, la scelta di creare o meno zone rosse, interdette agli spostamenti , per spegnere eventuali focolai. Senza contare i due momenti iniziali: la Cina che sottovaluta grandemente la pericolosità del virus, l’Italia che non ha gli strumenti e le strutture necessarie per fronteggiarlo.
E sappiamo tutti che è dovuto ai tagli alla sanità pubblica, che deve salvaguardare il bene più prezioso che abbiamo, la salute appunto, e questa chiusura forzata l’ha dimostrato. Quindi niente egualitarismi: hanno pagato un prezzo altissimo i deboli, i fragili, gli Stati meno preparati. O vogliamo parlare di RSA? Oppure con governanti inetti che hanno sottovalutato e ridicolizzato la violenza del virus. Qualcuno ha provato sulla pelle. Seconda bufala da eliminare proprio.
La ripresa non sarà uguale per tutti. I ristoranti aprono. Ma se si deve mangiare isolati, senza l’allegra compagnia della tavolata, ha senso andarci? Forse si, spero di si, ma temo che parecchi eviteranno. L’aggregazione sociale rimarrà scarsa, quando invece tutto da noi era occasione di festa, di comunità, di aggregazione e volontariato anche spiccio ma partecipato. Poi parleremo anche di democrazia e restrizioni. Ma sopratutto la grande incognita è il lavoro. Resteranno gli stessi posti di lavoro di prima? O ci saranno migliaia di disoccupati in più? Perché se mancherà il lavoro, se la disoccupazione crescerà, allora nulla potrà impedire la rabbia di chi è escluso. Sperando che non si realizzi quanto espresso qui in altri articoli: si dovrà scegliere tra la borsa e la vita? Cioè tra il pane quotidiano e la salute?
Dilemma ben noto agli italiani, dall’amianto agli inquinamenti ambientali. Considerando che anche in questa crisi c’è chi perde molto, anche la vita, chi perde poco o nulla e chi guadagna poco o molto, è chiaro che non sarà uguale per tutti neppure la ripresa. Soluzioni: naturalmente spettano al Governo del Paese. Molto di più che ai Presidenti di Regione. E spetta molto all’Europa. Se non altro si è mossa, ancora non del tutto ma si è mossa. Non perché siamo tutti sulla stessa barca, questa è la terza delle menzogne propinate, ma perchè subiamo tutti lo stesso temporale, la stessa burrasca.
E quindi occorrono risposte collettive, pur modulate sulle singole realtà, sociali, economiche, strutturali, tradizionali, fino ad arrivare alle singole comunità locali. Massima unità nelle decisione, massima flessibilità nelle applicazioni. Ricordiamo per un attimo una piccola frase della Notte di Natale: pace in terra agli uomini (persone) di buona volontà. La pace si può trovare ora, qui, se si evitano le guerre, economiche e sociali. La buona volontà (ultimo esempio la grande dedizione degli operatori sanitari in questa crisi) può salvare persone e situazioni. Il problema è trovare quella buona. Teoria? Provare x credere.