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Ribelli

Marco Volpatto di Marco Volpatto
27 Aprile 2022
in Blogger
2 min di lettura
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TORINO. Il 25 aprile diventa una festa online

CORTEO DEL 25 APRILE

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A Settimo, proprio di questi giorni del ‘45, passava in ritirata l’armata tedesca che fino a qualche giorno prima dominava su Torino. Subito dopo, il Primo maggio, tutti in piazza a festeggiare la Pace. Settimo, Brandizzo, Chivasso non hanno aspettato gli americani per liberarsi: lo hanno fatto da sé. Gli altri stavano calando le brache, ma le stavano calando perché le avevano prese da quei giovani che hanno detto “basta”, nascendo due volte: la seconda tutti insieme, il 25 aprile del 1945, il compleanno che festeggiamo tutti, anche chi non c’è più. Per onorare degnamente il 25 aprile bisogna immaginare la nostra terra in quegli anni. Molti italiani di allora furono costretti a fuggire, diventare profugo, profuga, termini che oggi usiamo per parlare di altri. C’era una Resistenza già prima della Resistenza, il “No” forte a ciò che stava accadendo sopra le teste dei nostri nonni: è una delle poche bellezze di quel tempo là, la forza delle genti umili di trasformarsi in futuro prestando un tetto a qualcun altro o condividendo il pane, quando c’era.

L’altra bellezza è la Resistenza vera, perché da una parte imperversava una feroce dittatura, dall’altra c’era chi lottava con coraggio per la Libertà, i Ribelli, così li definivano i nazisti. Per imparare qualcosa da quel tempo là, e cosa abbiamo rischiato di diventare, bisogna riascoltare le parole di De Gasperi alla conferenza di Pace: “Sono consapevole – disse rivolto agli altri capi di Stato – che nulla mi posso aspettare, al di là della vostra personale cortesia…”

De Gasperi sapeva che non era così: c’era stata la Resistenza, anche a Settimo, altrimenti oggi l’Italia non esisterebbe. C’erano stati i “Ribelli”, che ci hanno permesso di uscire dalla guerra sconfitti, senza dubbio, ma non disonorati. Stavano pensando a noi i ragazzi di allora, guardavano al futuro, a un altro futuro.

Si sono ribellati, ed è bellissimo chiamarli Ribelli, forse più che ancora Partigiani. I nostri Ribelli hanno salvato fabbriche, paesi, opere d’arte, chiese, in qualche caso intere città. Hanno protetto rifugiati, profughi, perseguitati. I Partigiani hanno salvato il nostro onore di nazione, hanno detto al mondo che l’Italia non era soltanto quella del ventennio, ma poteva diventare – e sarebbe diventata – una comunità vera, ritrovata, forte come poche volte nella sua storia e consapevole dei valori su cui si sarebbe fondata.

Lo scrisse nella più bella Costituzione del mondo: tutti uguali, donne e uomini, di qualunque religione, ideologia, etnia, nazione o partito. C’è voluta la Resistenza più combattiva di sempre per sancire gli errori del fascismo, un pericolo da tenere lontano educandoci al dialogo, alla politica, al sapere, alla condivisione. All’umanità, insomma, con l’idea che l’altro può essere un avversario da contrastare, mai un nemico da abbattere.

Il futuro è lì che ci aspetta, come aspettava i Partigiani. Buona festa della Liberazione, buon Primo maggio.

Tags: 25 aprileliberazionelibertàsettimosettimo torinesetorino

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