Torino è stata la prima città, nel 2018, a riconoscere i figli delle famiglie arcobaleno. Ed ora che quelli registrati all’anagrafe in più di tre anni sono 79, Torino è pronta a ricorrere al tribunale per difendere quella scelta.
Il sindaco di centrosinistra Stefano Lo Russo ha infatti annunciato che la Città si costituirà in giudizio contro il decreto del Tribunale che, negando il doppio cognome al figlio di due mamme, definisce illegittima la registrazione allo Stato Civile.
Una azione giudiziaria che va di pari passo con la sollecitazione politica al Parlamento, “per dare un quadro legislativo di certezza – dice il primo cittadino – che garantisca i diritti per tutte e tutti i bambini di questo Paese“.
Il prossimo 18 febbraio, dunque, la Città si presenterà in tribunale per rivendicare la bontà del percorso iniziato nel 2018 dall’allora sindaca Chiara Appendino con la registrazione – primo dei 79 – del figlio dell’attuale assessora comunale Chiara Foglietta.
“Il tribunale contesta la legittimità amministrativa dell’atto di iscrizione di un figlio di una coppia omogenitoriale – spiega Lo Russo -, noi invece crediamo che sia non solo giusto politicamente ed eticamente, ma anche legittimo dal punto di vista amministrativo. Purtroppo il quadro normativo è in ritardo rispetto alla società, quindi azioni come questa hanno sì come priorità la difesa dei diritti delle persone coinvolte, ma anche un’importante valenza simbolica e politica, perché è forse dai Comuni che parte la maggior spinta per cambiare questo Paese, troppo indietro su questo fronte”.
Secondo il primo cittadino, il ritardo è però dovuto anche a un Parlamento “pigro”, per il quale “scaricare, in assenza di una legge, sui sindaci e i tribunali una cosa come questa produce differenze inaccettabili fra i cittadini. Non è tollerabile che a seconda di dove si è residenti si abbia un diritto di questo tipo“.
Anche per l’assessore comunale ai Diritti, Jacopo Rosatelli, “quello che è stato fatto finora è un atto di giustizia che mira al miglior interesse di bambini e bambine e ad evitare discriminazioni. Se la Corte d’appello si pronuncerà dando ragione alle nostre argomentazioni – rileva – sarà un fatto giuridico e politico molto rilevante. Noi rispetteremo e applicheremo la sentenza, qualunque sarà, ma continueremo la nostra battaglia sul piano politico e anche giudiziario, perché esiste un terzo grado di giudizio“.
A schierarsi con la Città anche l’ex sindaca pentastellata Chiara Appendino. “A Torino la strada per i diritti di tutte e tutti è stata tracciata con forza e condivido la scelta di costituirsi in giudizio – dice -. Ma non basta, serve un intervento normativo che garantisca il diritto di costituire e di far parte di una famiglia pienamente riconosciuta“.
Di tutt’altro avviso la deputata di FdI Augusta Montaruli per la quale “il Parlamento ha il dovere e il compito di difendere i diritti dei bambini, non i capricci degli adulti, tanto più se sono alimentati da provvedimenti contro la legge“.
“La nostra storia non può essere dichiarata illegittima – taglia corto Foglietta -. La decisione di oggi è un atto politico molto importante. La soluzione definitiva ha bisogno di un’iniziativa parlamentare, ma in assenza di una legge noi ci siamo“, assicura.