TORINO. Il 21 febbraio si è tenuto a Palazzo Lascaris un Consiglio regionale aperto sullo stato attuale di Emergenza ecoclimatica e sui passi fatti per raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030. Questi i temi al centro della seduta, a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, associazioni ambientaliste, Atenei piemontesi, organizzazioni sindacali e di categoria. Ad aprire i lavori è stato il Presidente del Consiglio regionale Allasia che ha ricordato come la seduta di lunedì sia stata la seconda sull’argomento dal 2019 e che è di importanza cruciale poiché “ci dà l’occasione di confrontarci nuovamente in maniera approfondita su un tema cosi attuale. La gravità della situazione ambientale è infatti sotto i nostri occhi. Siamo chiamati a dare il nostro contributo nella consapevolezza che esso potrà produrre i suoi frutti solamente se misure di rispetto dell’ambiente e della riduzione delle emissioni clima alteranti verranno prese da tutti gli attori in campo”.
L’Assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati ha sottolineato come: “Nonostante la pandemia, non ci siamo mai fermati, abbiamo avviato azioni concrete i cui effetti si vedranno nel medio e lungo termine. Abbiamo messo mano alla riforma alla legge sui rifiuti che spinge su bioeconomia ed economia circolare, approvato il piano tutela delle acque, il nuovo piano energetico regionale, aderito al progetto Urban forestry (progetti di ripresa e resilienza che metteranno a disposizione 500 milioni di euro per l’ambiente), aderito alla strategia dell’idrogeno di cui siamo capofila a livello europeo; promosso il patto dei sindaci per la transizione energetica, avviato la strategia di sviluppo sostenibile, lavorato al Piano Energetico Ambientale regionale, costruiremo l’Osservatorio regionale sul Cambiamento Climatico”.
Dai banchi dell’opposizione il Partito Democratico con i Consiglieri Alberto Avetta e Domenico Rossi hanno dichiarato che: “Il Consiglio aperto di oggi ha rappresentato una grande opportunità di ascolto e di apprendimento per i decisori politici regionali e spiace che una parte della maggioranza abbia ancora un approccio negazionista e relativista rispetto al problema. Nel corso della discussione è emerso con chiarezza come l’emergenza non sia climatica, ma ecologica. La posta in gioco non è il rispetto dell’ambiente, ma la sopravvivenza della specie umana. Sono tante le cose da fare con urgenza, ma vanno inserite in una comprensione del fenomeno che deve partire dalla revisione del rapporto che abbiamo con l’ambiente circostante e con i nostri simili: non più contro, ma interdipendenti, come ci ha insegnato la pandemia. Ci si evolve e ci si salva solo insieme”.
Tra le molte associazioni e movimenti che hanno preso la parola anche i giovani di “Friday for future”. Il coordinatore Luca Sardo ha sostenuto che le difficoltà che si hanno nel far assumere alla politica un impegno prioritario sul clima sono dovute a due atteggiamenti: “In molti c’è un negazionismo, non si vuole riconoscere che l’emergenza climatica è conseguenza dell’inquinamento dell’uomo. In altri c’è il tentativo di scaricare su altri, la Cina e l’India, la responsabilità dell’inquinamento. La responsabilità è invece anche del mondo occidentale. Non possiamo pensare che lo sviluppo tecnologico ci salverà, occorre intervenire subito, anche perché a pagare di più saranno i più poveri. Noi non smetteremo di mobilitarci per arrivare a risposte reali e concrete”.
Se non capiremo che ciascuno, nel proprio piccolo, deve fare la propria parte il futuro del pianeta è a rischio imminente.