• Chi siamo
  • Scrivi alla redazione
  • Per la tua pubblicità
domenica, 3 Luglio, 2022
No Result
View All Result
La Voce Torino
  • Home
  • Cronaca
  • Attualità
  • Economia
  • Politica
  • Sport
  • Eventi
  • Meteo
  • Blogger
  • Provincia
  • Lettere e comunicati
  • Home
  • Cronaca
  • Attualità
  • Economia
  • Politica
  • Sport
  • Eventi
  • Meteo
  • Blogger
  • Provincia
  • Lettere e comunicati
La Voce Torino
No Result
View All Result
Home Cronaca

TORINO. Lo Russo, Caracciolo e Giannini su “Il caso Putin” 

Sulla guerra in Ucraina, Caracciolo, "credo che durerà molto"

Lara Ballurio di Lara Ballurio
2 Giugno 2022
in Cronaca
9 min di lettura
0 0
0
TORINO. Lo Russo, Caracciolo e Giannini su “Il caso Putin” 
Condividi su FacebookCondividi con WhatsappInvia Per Email

La rivista italiana di geopolitica Limes e la Smart Business Accademy INFOR ELEA, mercoledì 1° giugno, presso la Scuola di Amministrazione aziendale dell’Università di Torino di via Ventimiglia 115, hanno presentato il numero 4/22 di Limes intitolato “Il caso Putin” . Le tematiche trattate sono state la guerra d’Ucraina, nonché la Russia e l’Ucraina, entrambe analizzate sia dal punto di vista politico sia da quello economico.

Ad aprire l’incontro, Piero Schiavazzi, direttore degli Eventi di Elea e moderatore della serata. Tra i relatori presenti in sala, Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, Massimo Giannini, direttore di La Stampa. In diretta streaming Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte.

Il sindaco di Torino è stato il primo dei relatori presenti in sala, dopo il breve intervento online di Alberto Cirio, a prendere la parola, mettendo egregiamente in campo sia le sue competenze politiche, sia quelle professionali.

Da esperto geologo – con un passato di Visiting Professor (professore ospite) a Mosca, prima presso l’università MGIMO (l’Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali), poi alla Gubkin Russian State University of Oil, nonché al politecnico di San Pietroburgo – Lo Russo è partito dalla considerazione di come, in quest’ultimo periodo, i suoi studi scientifici abbiano trovato applicazione in uno dei grandi temi presenti oggi nel dibattito politico, ossia “l’approvvigionamento delle fonti energetiche e la corretta assonanza tra la geo strategia dei paesi coinvolti nel conflitti e le risorse, una strategia che di fatto è sempre stata presente nella storia dell’umanità”.

“Le guerre – ha sottolineato il sindaco – si combattono un po’ per ideologia ma, molto più frequentemente, per il controllo e l’accesso alle materie prime. Il nostro approvvigionamento energetico – ha puntualizzato – è ancora basato sulle fonti fossili. La dipendenza dell’import dai paesi che hanno un surplus produttivo di queste fonti rende senz’altro più vulnerabile il nostro sistema economico”.

Lo Russo si è poi esposto in prima persona, riportando la sua esperienza nel mondo scientifico russo, in particolar modo, sul tema dell’approvvigionamento energetico: “L’Italia è un paese che oggi importa più del 40% del gas naturale direttamente dalla Russia – ha iniziato a raccontare, per poi arrivare a quanto successe negli 2014-2015: “L’Italia allora provò a differenziare il mix energetico e così si iniziò a parlare di rigassificatori”.

“In pratica – ha spiegato Lo Russo – se estraggo il gas, lo comprimo molto e lo faccio diventare liquido, posso contenerne molto in uno spazio piccolo. Poi lo faccio riespandere e questo gas torna così gassoso e lo posso usare. Perché torni tale servono quindi i rigassificatori. Il primo grande errore della politica – ha evidenziato Lo Russo – è stato quello di costruire solo 3 rigassificatori, nel Mediterraneo, quando sarebbe stato sufficiente farne almeno altri 2 per avere la possibilità di differenziare il mercato di approvvigionamento del nostro gas”.

“Quello che ha fatto Draghi con il ministro Di Maio – secondo il sindaco – è di andare a rinegoziare con i paesi produttori di gas, dall’Angola al Qatar l’acquisto di gas liquefatto da portare in Italia attraverso le navi”.Lo Russo ha poi fatto un’importante considerazione, ossia che l’Italia dovrà presto “prendere coscienza che di quel gas non possiamo più farne a meno e che la debolezza strutturale che andiamo a negoziare con i russi è fondamentalmente questa”.

Il primo cittadino ha affrontato anche un secondo tema, quello dell’approvvigionamento di gas esterno alla derivazione russa diretta: “Sempre in quegli anni – ha ricordato – sotto il governo Renzi, fu abbandonato in maniera sbagliata il progetto del gasdotto South Stream”. Tale progetto era volto alla costruzione di un nuovo gasdotto atto a connettere direttamente la Russia e l’Unione europea, eliminando ogni Paese extra-comunitario dal transito, in pratica avrebbe aggirando l’Ucraina e con la Bulgaria come punto d’accesso.

Lo Russo ha poi spiegato il perché dell’abbandonato: “La pressione tedesca era molto forte e quindi fu avviato il progetto dello Stream 2, che ora è stato bloccato. Il concetto del primo era che il gas non l’hanno solo i russi ma anche l’Azerbaigian – paese dell’ex blocco sovietico – ad esempio”.

Il sindaco ha inoltre rammentato quella che ancora oggi viene ricordata come la polemica dei 40 ulivi da togliere e poi da rimettere per far passare il TAP (Trans Adriatic Pipeline, il “tubo” da 878 chilometri che dovrebbe portare in Europa il gas del giacimento di Shah Deniz II in Azerbajan passando per Grecia, Albania e Mare Adriatico).

“Se oggi non avessimo il TAP funzionante – ha commentato Lo Russo – che fa 10 milioni di metri cubi, allora saremmo in serie difficoltà”. Il sindaco ha infine espresso il suo punto di vista politico denunciando il fatto che “stiamo scontando una debolezza strutturale della politica italiana. I partiti mettono innanzi prima l’interesse di parte anziché quello collettivo e, quindi, con franchezza dico che questo è uno di quei momenti in cui l’Italia dovrebbe fare un salto in avanti e […] fare un ragionamento più strutturato sull’auto produzione di energia”.

Secondo Lo Russo, “se noi cogliessimo questo come spunto, allora renderemmo l’Italia un pochino meno dipendente dalla Russia. Questo non vuol dire interrompere le relazioni con la Russia – ha puntualizzato – ma  sedersi ad un tavolo da una posizione che non è necessariamente subordinante. Credo che se noi risolvessimo la questione energetica daremmo un contributo alla fine della guerra in Ucraina”.

Un altro punto di fondamentale interesse è stata la considerazione che il primo cittadino ha fatto in merito alle fonti energetiche alternative: “Noi ora stiamo derivando dagli idrocarburi gas e petrolio, ma attenzione! Il silicio, il cobalto e le terre rare non crescono sugli alberi – ha fatto evidenziato il sindaco – Le si deve estrarre e occorre quindi avere i giacimenti, la tecnologia e le tecniche di raffinazione”.

Inoltre, sulla localizzazione dei giacimenti principali di questi elementi, Lo Russo ha fatto notare che “Il Paese che oggi controlla l’intera filiera è la Cina” dettagliando che “l’80% di queste materie è in mano diretta o indiretta a corporation cinesi. Ed ancora, il 15 % è in mano ai Sud Coreani”. Questi dati, secondo il sindaco, dovrebbero essere un campanello d’allarme per chi si occupa di geo strategia.

In pratica, la corsa verso questo tipo di tecnologia ‘alternativa’, sia sul piano della produzione di prodotti, sia su quello di gestione dell’energia, comporta “un’enorme e colossale questione geostrategica di equilibri che si stanno spostando. Sul piano europeo credo che una riflessione su questo sia urgente”, ha concluso infine Lo Russo.

Anche Massimo Giannini, direttore del quotidiano La Stampa, è intervenuto nel dibattito. Lasciando le riflessioni geopolitiche a Lucio Caracciolo “editorialista principe sul mio giornale”, Giannini ha confessato che “in questi anni abbiamo sbagliato a pensare che con Putin si sarebbe sempre andati d’accordo, eppure i segnali che ci fosse un conflitto latente li avevamo tutti”.

Sull’origine del conflitto il direttore ha commentato: “Questa guerra mi pare stia avvenendo per ideologia, ossia – in relazione al “caso Putin” – a causa di “un’idea neo-imperiale di ricostruire un perimetro panslavo euroasiatico su basi nuove e diverse per rispondere ad un accerchiamento che per Putin non è accettabile”.

Il direttore di La Stampa, prima di proseguire con ulteriori considerazioni sull’argomento, quasi a doversi giustificare, ha spiegato: “devo sottolineare che non giustifico Putin. Lo devo specificare perché chi cerca di indagare le ragioni storiche che hanno portato a questo esito oggi immediatamente viene incasellato nello scontro tra le curve contrapposte ‘stai con Putin o stai con l’occidente’, una cosa ridicola, purtroppo”.

“Chi fa lo storico, l’intellettuale o il filosofo – ha commentato Giannini – invece ha il dovere di indagare queste cause! Altrimenti se dobbiamo solo dire sto di qua e sto di là allora è meglio lasciar perdere i dibattitti”.

Giannini ha poi riportato in sintesi il pensiero espresso di recente da Ignazio Visco, governatore della banca centrale, ossia che “la Russia rappresenta il 2% del commercio mondiale. Un pil che non arriva al 10% del pil mondiale, però Putin ha in mano le redini dell’energia del pianeta quindi non fa una guerra per ragioni economiche”.

Secondo il direttore, pur non nascendo da basi economiche – come aveva inizialmente spiegato – bensì ideologiche e geostrategiche, “questa guerra è quella che comunque sta avendo il massimo impatto nella storia della modernità sui nostri sistemi economici. Guerra di economia e guerra di energia, in cui tutti sono coinvolti e noi più di ogni altro”.

Una guerra quindi in cui l’economia si intreccia con la strategia e con gli assetti geopolitici del pianeta, ha ribadito Giannini ma mentre “le ricadute economiche sono limitate per gli Stati Uniti, potenzialmente importante per la Cina, per noi, invece, sono devastanti”.

Il punto centrale, secondo il giornalista, è che questa situazione “ci da indicazioni della faglia che sta attraversando oggi l’Occidente: vi è un’America che guarda ai costi della guerra con una preoccupazione che è diversa. L’America ha raggiunto l’indipendenza energetica e può vendere l’energia a un prezzo più conveniente. Non è preoccupata per il protrarsi della guerra perché regge l’urto. Questo problema però l’abbiamo noi”, ha infine sottolineato.

“Gli interessi degli Stati Uniti – ha specificato Giannini – non coincidono necessariamente con quelli dell’Europa, per cui si potrebbe anche pensare che la strategia americana sia diversa dalla quella che noi vorremmo. Ne è una riprova il continuo stop and go sul tema della fornitura dei missili. Noi abbiamo una posizione diversa, per noi la guerra deve finire il prima possibile. Economicamente, sul fronte energetico, i paesi più esposti sono già adesso la Germania e l’Italia”.

In ultimo la considerazione che gli interessi economici “stanno dividendo in maniera lampante l’asse dei 27 e non è solo Orbàn: l’embargo del petrolio e la gestione dell’oleodotto Družba chiama in causa non solo gli interessi ungheresi ma anche quelli tedeschi e polacchi. La situazione è molto meno confortante  di quanto ce la vogliamo raccontare”.

Giannini ha concluso spiegando “Cerchiamo di dare una risposta alla guerra, ma che non è ancora quella che dovremmo né dal punto di vista geo strategico né economico. Non vedo un felice atterraggio nelle verdi vallate delle rinnovabili” e, riallacciandosi a quando detto da Lo Russo sull’uscita dagli idrocarburi, ha infine commentato: “Rischiamo con le rinnovabili di passare da una dipendenza ad un’altra”.

Last but not least, Lucio Caracciolo, direttore di Limes e la domanda principe di questo conflitto “Quando durerà questa guerra?” “Credo che durerà molto – ha spiegato il direttore – anche perché possiamo dire ha avuto inizio 104 anni fa, esattamente dal 1918”. In pratica Caracciolo ha voluto evidenziare che questa è soprattutto una guerra tra il centro imperiale (la Russia) e la periferia dell’ex Unione Sovietica (ossia gli ex stati membri dell’URSS).

Secondo Caracciolo, per Putin “l’Ucraina è importante da un punto di vista simbolico. Nel 1993 è diventata indipendente, poi la Russia ha iniziato a spezzettarla nel 2014, prima annettendo la Crimea, poi il Donbass”.

Si discute se questa sia una guerra della Russia o di Putin. L’opinione del direttore di Limes è che siano la stessa cosa: “Putin si considera il salvatore della Russia, anche se rischia di passare come colui che ha perso Kiev e quello che ha sfaldato la Federazione Russa”, riferendosi al fatto che oramai in Russia vi è scarsità di manodopera – i soldati – per cui Putin sta reclutando, non sempre in maniera spontanea, persone dalle popolazioni caucasiche e siberiane, popolazione periferiche rispetto al centro della Russia.

La sintesi, secondo Caracciolo è che, paradossalmente, “per andarsi a prendere un pezzo di Ucraina, Putin sta mettendo in discussione la Federazione Russa nel suo complesso, e il rischio esiste. E’ come se volesse riparare all’errore dei bolscevichi di aver fondato l’URSS sulla base di un principio federale, con diritto di secessione”, secondo quanto riportato nella costituzione, legge fondamentale, dell’unione delle repubbliche socialiste sovietiche, che venne approvata dall’VIII congresso (straordinario) dei soviet dell’URSS il 5 dicembre 1936.

“I russi ora potrebbero conquistano l’intero spazio del Donbass ed andare oltre. L’argomento usato dai russi per legittimare l’intervento del 24 febbraio è stato che la NATO, il nemico con la enne maiuscola,  stava avanzando progressivamente e dalla sua struttura originaria del 1949 era arrivata non solo dentro l’ex patto di Varsavia, inglobandolo tutto ma anche dentro una parte dell’Unione Sovietica tra cui, in particolare, i paesi baltici”.

“La guerra di Putin è quindi una guerra di arresto”, ha sintetizzato infine Caracciolo, per far capire alla NATO che gli americani devono smettere di avanzare verso Mosca. La domanda più logica da farsi è che cosa abbia provocato finora questa guerra. “La NATO – ha continuato ad analizzare Caracciolo – non ha annesso l’Ucraina al suo interno ma come può annettere un paese diviso al suo interno e in guerra, cominciata nel Donbass nel 2014. Allo stesso tempo oggi l’Ucraina resiste anche perché assistita sotto ogni profilo dagli americani, dai britannici e, in maniera molto minore, da paesi europei tra cui il nostro, che comunque mettendo una parte delle risorse militare all’Ucraina, si guadagnano titolo a partecipare ai negoziati che dovrebbero sancire la fine, quantomeno la tregua di questa guerra”.

Nota positiva, se così possiamo permetterci di definirla, è che in questa crisi, secondo il direttore di Limes, “in tutta la storia della Repubblica, l’Italia è la prima volta che prende posizione. I rapporti bilaterali esprimono un’effettiva comunanza di interessi europei. L’Ucraina potrebbe nei negoziati cedere parte dei territori del 1991. Alla fine della storia si vorrebbe che non vi sia una cortina d’acciaio ma una Helsinki 2. Il tutto verrà deciso in Germania, che da sempre ha un rapporto strutturato con la Russia”.

Sulla Germania Caracciolo ha commentato “Scholz non lo dirà mai, ma sono convinto che il giorno dopo che verrà firmato il negoziato di pace, riprenderà i rapporti a pieno ritmo con la Russia. La Germania è un paese critico in questa storia”.

Il direttore ha infine concluso dicendo che questa guerra “ha costretto tutti a mostrare i propri veri colori. E’ finita la fase della retorica, delle sanzioni che volevano dimostrare l’unità di intenti. E’ chiaro che vi sono paesi con visioni diverse. Al di là del fatto che l’Unione Europea a la NATO dureranno per decenni, vi sarà sempre e comunque posto per eventuali negoziati. Quanto siano collegate l’economia e la politica ce ne rendiamo conto ora più che mai, proprio con questa guerra”.

Tags: CaraccioloGianniniIl caso Putinla stampaLimeslo russonumero 4/22 di LimesrussiaSmart Business Accademy INFOR ELEAtorinoUcraina

Articoli che potrebbero interessarti:

Aldo Balocco

TORINO. E’ morto Aldo balocco

2 Luglio 2022
Uno scatto dalla celebrazione (foto di Giorgio Cortese)

TORINO. Alpini: Torino festeggia la sezione Ana più antica d’Italia

2 Luglio 2022
VIOLENZE. CARCERE. TORINO. VALLETTE.

Torino, aggrediti agenti penitenziari

1 Luglio 2022

Rispondi Annulla risposta

Seguici su Facebook

LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550

“Contributi incassati nel 2021: Euro 279.698,37. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70.”

Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de La Voce del Canavese tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).

LA VOCE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Cosa Vuoi Leggere?

  • Attualità Torino
  • Blogger
  • Coronavirus
  • Cronaca
  • Economia Torino
  • Politica Torino
  • Eventi Torino
  • Lettere E Comunicati
  • Notizie Provincia Torino
  • Sport Torino
  • Meteo Torino
  • Meteo Torino Oggi
  • Meteo Torino Domani
    • Chi siamo
    • Scrivi alla redazione
    • Per la tua pubblicità

    © 2020 La Voce Torino | Privacy Policy - Cookie Policy

    No Result
    View All Result
    • Home
    • Cronaca
    • Attualità
    • Economia
    • Politica
    • Sport
    • Eventi
    • Meteo
    • Blogger
    • Provincia
    • News Commerciali

    © 2020 La Voce Torino | Privacy Policy - Cookie Policy

    Effettua il login qui sotto

    Password Dimenticata? Registrati

    Compila il modulo qui sotto per registrarti

    Tutti i campi sono richiesti. Accedi

    Retrieve your password

    Please enter your username or email address to reset your password.

    Accedi

    Add New Playlist

    Questo sito utilizza cookie tecnici propri e di terze parti per le statistiche e per migliorare la tua esperienza di navigazione. Per ulteriori dettagli visita la Cookie Policy.
    Cookie Policy – Privacy Policy