Il Golden Palace, l’albergo a 5 stelle superlusso di Torino, in via Arcivescovado, chiude ufficialmente tutto agosto. Di una futura riapertura, attualmente, non se ne parla. Le venti camere ancora occupate saranno liberate oggi. Si parla di fallimento.
L’hotel, inaugurato il 13 gennaio del 2006 (in occasione delle Olimpiadi invernali), è in stile moderno, rivestito in pietra e scandito da un gran numero di finestre (si dice una per ogni porta interna), il Palazzo Toro un tempo fu uno dei gioielli dello Studio d’architettura Decker, realizzato grazie al contribuito dei migliori tecnici ed artigiani di quegli anni. Le due statue in pietra grigia del Lago Maggiore, poste ai lati dell’ingresso del Golden Palace, simboleggiano Fecondità ed Abbondanza.
Nell’arco di 16 anni il Golden Palace, situato in via Arcivescovado, a pochi passi dai salotti torinesi di piazza San Carlo e piazza Solferino, ha accolto turisti, vip e grandi imprenditori, nelle sue suites con spa da mille metri quadri e ogni tipo di comfort. Le ultime star ad averci alloggiato, pochi mesi fa, sono stati i tennisti delle Atp Finals.
Gli Ufficiali giudiziari si sono presentati nella struttura già all’inizio del mese, ma a causa delle camere occupate e delle prenotazioni nei giorni successivi si è deciso di rimandare l’esecutività del provvedimento al 15 settembre (che tuttavia non è in discussione).
Negli ultimi anni infatti i gestori dell’hotel, Allegroitalia Torino Spa, hanno accumulato un debito verso i proprietari (Banca Popolare di Milano, Intesa Sanpaolo e Sarda Leasing sta) pari a 5 milioni e mezzo di euro. Il declino della struttura sarebbe iniziato nel febbraio del 2020, quando il Covid aveva obbligato le istituzioni a procedere con le misure restrittive.
In soli 8 mesi il debito sarebbe arrivato a un milione e 300 mila euro, per poi quintuplicarsi nel giro di un paio d’anni arrivando alla cifra attuale. E se la città si prepara a salutare una delle sue strutture più rappresentative, 90 dipendenti si sono rassegnati a perdere il lavoro dopo mesi di cassa integrazione. O quasi.
Ieri pomeriggio infatti i lavoratori hanno dato vita a un presidio di un’ora e mezza davanti all’hotel per chiedere chiarimenti sul proprio futuro. Questo dopo che la proprietà immobiliare ha declinato l’invito delle organizzazioni sindacali Filcams-Cgil e Uiltucs-Uil a costituire un tavolo di confronto per trovare una soluzione in termini di occupazione.
L’obiettivo della proprietà sarebbe quello di ricercare un altro operatore in grado di adempiere alle obbligazioni contrattuali e fornire un servizio all’altezza della struttura, anche se in questo senso non si vede alcun attore all’orizzonte.
La speranza tuttavia è che si possa ripetere l’operazione del 2012, quando l’hotel finì per la prima volta agli onori della cronaca per problemi economici. In quel caso la magistratura decise per l’arresto dei proprietari Amato Ramondetti e Giulio Lera, a causa di bancarotta fraudolenta ed evasione dell’iva. Il Tribunale di Torino però decise di affidare la struttura alla società Mapi di Varese, evitando la chiusura definitiva e il licenziamento di 60 dipendenti.