“La sua ignoranza e il suo modo di intendere il rapporto uomo-donna quale diritto di predominanza sulla donna. Ecco l’origine dei suoi comportamenti”. Così scrivono i giudici della Prima Corte d’Assise d’Appello di Torino che lo scorso marzo hanno confermato 30 anni di carcere per Nicola Cirillo, il 60enne condannato in primo grado alla stessa pena per l’omicidio della ex Cristina Messina, 53 anni, avvenuto il 10 giugno 2020 Volvera, nel Torinese.
L’uomo, oltre ad aver assassinato la compagna che aveva deciso di lasciarlo, aveva fatto fuoco sulla figlia della donna, Giusy di 28 anni, rendendola paraplegica. Secondo i giudici Cirillo era ossessionato dalla gelosia e aveva iniziato a perseguitare la donna, minacciandola.
“Pretendeva di esercitare un controllo pervasivo sulla ex, sui suoi movimenti, sulle sue attività e relazioni non solo affettive” Cirillo non aveva mai restituito le chiavi di casa alla ex e il 10 giugno, dopo essersi procurato l’arma in maniera mai chiarita, era entrato nell’alloggio e aveva sparato a Giusy, che si era frapposta tra lui e la madre. Quindi a Cristina, che era sul balcone. Poi ha sparato ancora alla ragazza. Il tutto, come scrivono i giudici, con “freddezza e determinazione”.