Le famiglie di 1.000 bambini torinesi tra i 5 e gli 11 anni si sono messe oggi in coda per vaccinare i figli all’Open Day pediatrico, su prenotazione, organizzato dalla Città della Salute di Torino e dall’ospedale infantile Regina Margherita. Qualcuno non aveva prenotazione ma si è messo in fila fiducioso di passare lo stesso. E il caso di Angela Savarese, madre di due gemelli di 11 anni, Amir e Sami: “spero ci diano i vaccini ugualmente – ha detto – non avevo capito bene, pensavo che Open Day volesse dire aperto a tutti. I miei figli non possono giocare a calcio. Io e mio marito siamo vaccinati con terza dose, io ero più scettica, lui no. Insomma siamo qui”.
La giornata era su prenotazione “ma se avanzano dosi per cancellazioni saremo ben lieti di vaccinare anche altri e magari cercheremo di organizzato Open Day aperti a tutti nei prossimi giorni”, ha precisato il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle.
“Una giornata importantissima – ha aggiunto Franca Fagioli, direttore del Dipartimento di Patologia e Cura del Regina Margherita – ai genitori dico che questo vaccino é sicuro e tutela il loro bambino singolarmente, non solo la collettività”.
Attualmente sono ricoverati per Covid in Pediatria al Regina Margherita 14 bambini, un altro è in Terapia Intensiva.
Nell’open day pediatrico sono impegnati anche 20 pediatri del Regina Margherita.
“Il vaccino pediatrico è importante sia per limitare I contagi, sia per limitare l’eventuale gravità della malattia, sia per evitare l’isolamento sociale, un altro danno grave per I bambini” ha aggiunto Fagioli.
La prima bambina ad essere vaccinata è stata Sara. Alla vista dell’ago, in braccio alla mamma, si è messa a piangere. Intorno aveva medici, fotografi e i ‘giullari’ volontari di Fondazione Theodora.
Un attimo dopo ha ricevuto il sacchetto di doni dalle mani di Francesca Lavazza, presidente di Adisco, e ha ripreso a sorridere.
“Siamo contenti di come sta andando questa giornata – ha aggiunto La Valle – si vede che la gente è tranquilla, ha fiducia. E fa bene, perché al di la’ di ogni polemica o dubbio, il vaccino mette in sicurezza le persone. Lo dico anche per esperienza personale. I miei genitori, di 76 e 78 anni, entrambi con terza dose, hanno preso il Covid, ma è stato poco più di un raffreddore. Davvero non so come sarebbe andata si fossero ammalati l’anno scorso, quando ancora non avevamo i vaccini“.
Nel grande hub del Valentino questa mattina sono stati vaccinati con terza dose 1.800 adulti su 2.400 prenotazioni effettuate automaticamente dall’Asl in base alle date dei precedenti vaccini.
“Cancellazioni normali – ha aggiunto La Valle – considerate anche le tante positività e quarantene di questi giorni. La media giornaliera qui, è di 2.000-2.100 vaccini al giorno“.
FOCUS. Covid: più contagi tra i bimbi, crescono ansia e fobie
Dati ancora su per i contagi tra i giovanissimi in età scolare ma meno ospedalizzazioni, rileva l’Istituto superiore di Sanità, mentre chi sul campo si occupa delle conseguenze sulla salute psicologica dei ragazzi, come in Lombardia con il servizio assistenza ‘Zero-17’ a Cernusco sul Naviglio, traccia un primo bilancio del long-Covid nei ragazzi evidenziando un aumento di ansia e fobie da lockdown e da didattica a distanza.
Sul fronte dei dati, nell’ultima settimana salgono al 24% i contagi in età scolare rispetto al 20% del rilevamento precedente e la riapertura delle scuole con una maggiore attività di screening, nota l’Istituto superiore di Sanità nel focus sulla fascia di età sotto i 19 anni, potrebbe essere il motivo di questa crescita. Inoltre, spiega l’Iss, nell’ultima settimana il 13% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nei bambini sotto i 5 anni, il 38% nella fascia d’età 5-11 anni, il 48% nella fascia 12-19 anni. Rallenta la crescita del tasso di incidenza nelle fasce 12-15 e 16-19 anni, mentre risultano in aumento i casi diagnosticati per 100.000 abitanti nella fascia 5-11 anni e nei bambini sotto i 5 anni. La fascia con incremento maggiore sul fronte dell’incidenza è stata quella 10-19 anni. Si guarda però a una “rilevabile diminuzione del tasso di ospedalizzazione in tutte le fasce di età 0-19 anni”.
In totale, dall’inizio dell’epidemia al 12 gennaio 2022 sono stati diagnosticati 1.698.273 casi nella popolazione 0-19 anni, di cui 11.573 ospedalizzazioni, 291 ricoveri in terapia intensiva e 38 deceduti. “Le nuove condizioni di vita delle famiglie e la didattica a distanza hanno avuto un impatto nei minori e lo vediamo dall’emergere di disagi emotivi, difficoltà nella costruzione dell’immagine di sé e, ovviamente, nella relazione con i pari”, affermano Mirko Cristofori e Sabina Baratelli, rispettivamente psicoterapeuta e coordinatore del servizio e neuropsichiatra infantile del poliambulatorio del centro S.Ambrogio Fatebenefratelli di Cernusco sul Naviglio, dov’è attivo il servizio Zero-17 rivolto ai minori post Covid, gestito in sinergia con il Pronto soccorso pediatrico dell’Ospedale di Erba. “Dalle prime visite, cogliamo segnali di una difficoltà nella regolazione emotiva con possibili manifestazioni d’ansia acuta, fobie, ritiro, disturbi del sonno o dell’alimentazione”, dicono i due esperti. Almeno la metà dei pazienti di Zero-17 viene segnalato dai genitori.